“Se non ti piace la Bagna Cauda, che senso ha vivere?”
A un certo punto ho dovuto dirglielo. Non si riusciva nemmeno a entrare in casa. L’odore di aglio e cipolla era così forte da respingere chiunque. A meno di essere Nicola Arigliano, il padrone di casa.
Certo, a lui, per digerire quell’abnorme quantità che consumava quotidianamente forse bastava un digestivo Antonetto, di cui era stato testimonial storico. Quella mattina avrei voluto ucciderlo. “Vieni”, mi dice, accogliendomi nella sua casa di Magliano Sabina, nella provincia di Rieti, “facciamo colazione”.
Mi siedo al tavolo e mi sento mancare. Aglio e cipolla ovunque, persino dentro al caffelatte. Respiro a fondo, poi mi pento di averlo fatto. L’odore è insopportabile. “Nicola”, dico, “io detesto aglio e cipolla”. Il grande jazzista mi guarda stralunato: “Ma come, vieni dal regno della Bagna Cauda..”. “Infatti non la sopporto”.
Arigliano mi sorride: “Massimo, ma se non ti piace il jazz e non ti piace la Bagna Cauda. Che senso ha vivere?”