“Quelli che volevano la Bagna Cauda cibernetica”
Quella sera ero ospite in una azienda in Langa. C’erano fior fiore di giornalisti della stampa enogastronomica e portate che ammiccavano alla nouvelle cuisine: colori e salsine francabollate in enormi piatti. Qualcuno citò la Bagna Cauda azzardando improbabili e leziosi abbinamenti.
Un collega giurò sul vino ideale per accompagnarla: uno Chablis bianco strutturato e fresco, mentre l’impianto scenografico non poteva prescindere dalla destrutturazione dei vari componenti raccolti in bolle monoboccone…per trasmettere al cervello le sensazioni del gusto!
Lasciai un po’ frastornato quel tavolo di novelli futuristi. Iniziava a nevicare alla finestra rividi il passato contadino della mia infanzia, quando nel lungo cortile della cascina, finita la vendemmia e la barbera bolliva nelle botti, iniziava verso sera un rito carico di esoterismo.
Vidi negli zii contadini uomini nerboruti e cotti dal sole, zie belle e gagliarde; nonni ancora utili e rispettati; noi bambini liberi e selvatici protagonisti di un quadro che pennellava una comunità in festa condita dalla ritualità una e trina (aglio, olio e acciuga) della Bagna Cauda.